Come logopedista sento sempre questa frase.
“Il bambino non parla perché è pigro e non lo VUOLE fare”
Tale frase viene detta da genitori, professionisti, medici ed insegnanti.
La verità è semplice quando i bambini possono parlare, parlano.
Una volta che l’hanno capito e hanno le capacità cognitive (per capire il linguaggio), le capacità neurologiche (cioè possono pianificare e inviare il messaggio che vogliono trasmettere) e le capacità fisiche (cioè che riescono ad eseguire dei processi complessi che sono fisicamente necessari per produrre il suono), imparano a parlare.
A volte i genitori pensano che, poiché un bambino può dire poche parole, possa dire qualsiasi parola e quando le nuove paroline tendono ad arrivare ci sono molte perplessità oppure si ritorna alla prima ipotesi SONO PIGRI.
I bambini di 2 o 3 anni non sono in grado di fare dei ragionamenti cognitivi complessi, e cioè che loro stanno scegliendo di NON parlare.
Mi sento abbastanza abbattuta e perplessa quando sento dire:
“Preferirei un bimbo “monelli” piuttosto che con un problema dello sviluppo del linguaggio”
La maggior parte dei bambini che non parlano non hanno altra scelta in merito. Neppure i bambini con il mutismo selettivo scelgono di NON parlare ma la loro è una PAURA e sappiamo che loro sanno parlare a casa.
Dovreme verificare se magari c’è un problema di disprassia se un bambino usa sempre la stessa parola al posto di usarne di nuove, e quindi ci sono problemi di pianificazione motoria. Inoltre il problema potrebbe essere dovuto a delle difficoltà cognitive, il bambino non capisce molte parole, quindi si fissa con alcune parole e le usa ripetutamente invece di dirne di nuove. Insegnamo a capire nuove parole e inizierà a dire anche quelle.
Il problema può essere correlato ad una difficoltà del linguaggio e disturbi dello spettro autistico, quindi il bambino è ecolalico e trova una parola particolare piacevole e la dice ripetutamente.
E’ importante fare una distinzione tra il POTERE ed il VOLERE.
Senza neanche un significato specifico, trattiamo i bambini diversamente quando sappiamo che hanno problemi dello sviluppo come comportamentali come “non lo dirà!” rispetto al “Non può dirlo!
I PARLATORI TARDIVI, hanno bisogno di aiuto… cerchiamo di scoprire le ragioni per cui non ha iniziato a parlare e ancora più importante, troviamo delle strategie che hanno successo.
Il mio approccio è sempre quello di farli divertire in in modo che VOGLIANO partecipare e in realtà, i giochi sono così irresistibili, che non possono fare a meno di giocare con me. Animali, sacchi, scatole, macchine, parole esclamative e molto altro. Quando un bambino è pronto, notiamo che inizia con il modellarci e le paroline arrivano senza aggiungere troppa pressione per “esibirsi”.
Quando un bambino è un po ‘più avanti con il linguaggio, offro una varietà di scelte per motivare gli oggetti (come oggetti preferiti e anche le merende più deliziose) in modo che siano un po’ motivati a rispondere per ottenere ciò che realmente vogliono .
Cerchiamo di cambiare il nostro approccio. Buttiamo via i pregiudizi, divertiamoci, giochiamo ed applichiamo tutte queste strategie SEMPRE ed in OGNI momento della giornata.
D.ssa Anna Biavati
Logopedista Pediatrica specializzata in ritardi del linguaggio, fonologia, mutismo selettivo e bilinguismo
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