Stimolazione del Linguaggio

LINGUAGGIO: il fratello di 8 anni aiuta il più piccolo a parlare

21 Agosto 2018

Oggi racconterò la storia di una mamma di un bimbo di 28 mesi  che non ha una diagnosi precisa, ma a cui in modo generico è stato riscontrato un ritardo del linguaggio e del comportamento.

Mi ha colpito la sua storia perché lei ha coinvolto anche il suo bambino più grande nella stimolazione delle paroline e l’uso di tutte quelle strategie di cui parlo… inizia la sua mail dicendo:

“Il nostro percorso è iniziato all’età di 18 mesi, storia lunga da raccontare, ma con conquiste enormi e tanto ottimismo nel cuore, grazie ai suoi consigli, alla sua presenza e al suo meraviglioso gruppo Facebook “Insegnami a parlare” dove ho letto sempre parole gentili, di conforto, sostegno e confronto”

Mi parla di FORZA, e di “sorrisi” per i propri figli, in modo da trasmettere serenità e fiducia. Ecco la sua storia

  • A 9-10 mesi: la sua lallazione si fermò.
  • A 12 mesi: il bambino era come disorientato, diffidente, i suoi sorrisi erano sporadici e non con tutti, era come se ci fosse uno stacco dai genitori e dalle persone che lo circondavano.
  • A 14 mesi, inizia il camminare normalmente poggiando tutto il piede e lo stare in punta soprattutto quando corre (questo accade ancora)

Come era il gioco e la sua attenzione?

Era curioso di vedere e toccare gli oggetti, ma nel gioco si fermava a giocare quasi sempre negli stessi spazi e prediligeva sempre gli stessi giochi.

Faceva presto ad annoiarsi e passava ad un altro gioco, soprattutto se non accompagnato ad attività svolta in compagnia di adulti, dopo poco più di 5 minuti si distraeva, cercava altro da fare e correva via dalla postazione di gioco.  Non faceva turnazione nel gioco.

Quando veniva chiamato non si rispondeva al suo nome. Non aveva sempre contatto oculare,  reazione e interazione soprattutto con le persone a lui sconosciute. Non prestava attenzione in generale ed aveva un continuo correre e non stare fermo, soprattutto in presenza di estranei o situazioni a lui scomode.

I genitori hanno cercato in tutti i modi di parlarci e giocarci, ma sembrava che oltre a non stare attento alle loro parole e ai loro giochi, non capiva la parola e l’oggetto a cui si riferivamo e ai piccoli comandi che gli ponevano. Faceva gioco funzionale ma poco quello simbolico.

Quando ha sviluppato il linguaggio e/o la comunicazione?

In realtà nessuna parolina compiuta, solo vocalizzi pronunciati a caso e non legati a parole precise, lamenti e sempre fermo agli stessi suoni. Non imitava in gesti e suoni.

I genitori tentavano sempre ad anticiparlo, perché non indicava nulla, non comunicava nessun suo bisogno o piacere. Gioco, fame, sete, niente lo portava a cercare l’aiuto di un adulto, mai nessuna sua richiesta, oltre ad aver difficoltà a masticare e saper gestire solo i semiliquidi, c’era un  rifiuto proprio di tenere cibo in mano e sperimentare con i suoi sensi.

Quali sono stati i passi che avete fatto?

“Abbiamo iniziato a chiedere diversi pareri medici, da Nord a Sud Italia, nessuno ci tranquillizzò. Tanto sconforto, pianti, voglia di saperne di più per cercare di aiutare il più presto possibile il nostro piccolo.”

I genitori hanno chiesto un parere a diversi terapeuti, il bimbo ha iniziato il nido, psicomotricità, logopedia (non possibile perché valutato troppo piccolo ed immaturo), sport di gruppo, ma i genitori si sentivano confusi e non sapevano quale strada intraprendere prima.

Sfortunatamente nel centro dove faceva psicomotricità c’è rimasto solo un mese, perché lo tenevano seduto in un “seggiolone” per farlo giocare e mantenere la sua attenzione, naturalmente lui non poteva che ribellarsi e piangere, perché non lasciato libero per scoprire e giocare e di conseguenza imparare.il tutto. Quando tornava a casa il bimbo piangeva, era più agitato e iniziò a mordersi le maniche delle maglie” durante la giornata.

Non abbiamo mai potuto assistere alle sedute erano molto segreti nel loro lavoro, non ci hanno mai coinvolti e dato dei suggerimenti su come giocare con il bimbo a casa.

La mamma voleva fare qualcosa anche perché il bimbo si isolava sempre di più, era sempre meno sorridente, “forse perché anche noi a casa avevamo perso il sorriso, non c’era armonia, si pensava… magari è troppo piccolo”.

Come mai avete coinvolto il bimbo grande?

In questa storia, tra timori e voglia di trovare una via d’uscita i genitori decisero di coinvolgere anche il fratellino maggiore di 8 anni, un bimbo molto sensibile e attento che percepisce anche le cose non dette…. “nel suo piccolo sta contribuendo alla grande ad aiutare il suo fratellino e senza di lui niente sarebbe uguale.”

Il fratello grande era curioso, sempre pronto a giocare con il fratellino e voler imparare ad aiutarlo. dicendo “cosi lo sentirò parlare presto”. Ecco che cosa ha fatto:

  • Per attirare l’attenzione ha iniziato ad esagerare le sue espressioni rendendole buffe e strappando risate e lacrime in ogni momento della giornata.
  • Usa parole di poche sillabe e frasi minime, corregge anche me se dico parole lunghe, per paura che il fratello fa confusione e non impara le parole.

E’ ormai un modello e un punto di riferimento per il piccolo e per noi genitori, ha conquistato un ruolo importante con il fratello minore.

Quali sono stati i cambiamenti?

Cambiare è stato fondamentale e sono state fissate delle regole:

  • Riduzione della TV
  • Dare al piccolo la libertà di curiosare ogni cosa
  • Aumentare il tempo di gioco
  • Aumentare le attenzioni
  • Meno tempo per giocare da solo e a coinvolgerlo per tutto e più spesso possibile
  • Coinvolgerlo in routine quotidiane
  • Più libertà nel lasciarlo sperimentare da solo e con meno paura anche il pericolo (in modo da conoscere meglio il mondo che lo circonda, aveva bisogno di arricchire le sue conoscenze)
  • Abbiamo cambiato il tono di voce, il modo di giocare e di porsi
  • Non anticipare i suoi bisogni
  • Iniziare a lavorare sempre su ciò che piace al bimbo, non forzandolo a fare ciò che non vuole è un punto di forza.
  • Sistemato i giochi in una scaffalatura, chiusi e selezionati per categoria in scatole trasparenti singole, in modo da stimolare la comunicazione verbale e l’indicazione con il dito del gioco che gli interessa
  • In famiglia hanno appreso tanti modi per gestire i giochi e condurre una buona modalità di gioco per sviluppare sempre più l’attenzione congiunta, l’imitazione
  • Preso tanti spunti dagli ideali Montessoriani;
  • Letture ed esposizione dei primi libri adatti a piccolissimi, libri descrittivi e illustrativi di ciò che compone la giornata;
  • Portare attenzione alla comunicazione stimolando le vocalizzazioni
  • Ridurre le domande
  • Implementare una routine verbale;
  • Usare sempre frasi semplici, canzoncine e ripetendo tante volte la stessa parola (guardate il video sul potere della ripetizione)
  • Supportare la comunicazione attraverso l’indicare, i gesti, i segni e i suoni onomatopeici,
  • Condurre giochi che stimolano la turnazione
  • L’interazione è sempre con la ricerca del suo contatto oculare

Un bambino che segue la mamma, il papà nelle sue attività quotidiane vede molte cose, acquista sicurezza e indipendenza, e impara a fidarsi del mondo e degli altri esseri umani, rispetto ad un bambino che rimane a giocare tra i suoi giochi e in spazi ristretti.

Ognuno ha le sue esigenze e spesso dare attenzioni nello stesso momento a tutti viene difficile, ma collaborare insieme è importante, l’unione fa tanta forza. Si cerca di trovare così attività e giochi che non li fanno annoiare ad entrambi e non li fa andare in contrasto, si cerca di dare ad ognuno la libertà e l’espressione di cui hanno bisogno.

Tanto lavoro a casa, tutti coinvolti, ma è come se tutto questo non bastava ancora.

Quali sono i cambiamenti che avete notato?

Ecco la mamma che espone il suo punto di vista.

Se qualche mese fa il piccolo non si relazionava proprio con il grande, oggi noto una forte empatia, coccole e richieste di coinvolgimento nel gioco.

Facciamo squadra e questa cosa mi da’ tanta carica, apprezzo e mi emoziona la buona volontà e il senso di responsabilità che ci mette il grande mio ometto.

L’ho vista come una vera sfida fare le faccende di casa e riuscire ad occuparsi nello stesso tempo dei bimbi, della famiglia, di tutto.

La quotidianità diventa a questo punto caotica, quando poi i bimbi sono 2 o più e di età diversa.

Per me è stato importante che TUTTI in famiglia abbiamo appreso tanti modi per gestire i giochi e condurre una buona modalità di gioco per sviluppare sempre più l’attenzione congiunta e l’imitazione.

Fino al mese di aprile tanti miglioramenti comportamentali oltre al costante e duro lavoro a casa, grazie anche alla neuropsicomotricità fatta in modo idoneo fuori casa da qualche mese, ma poche paroline dette sotto forma di vocalizzazione, pochi suoni significativi, ma non sempre usati, suoni primitivi e non contenenti consonanti.

Idee per stimolare le parole

Il cammino di questa famiglia è stato quello di usare delle tecniche naturalistiche per supportare lo sviluppo del linguaggio, il bambino stava migliorando, ma la dimostrazione e l’interesse a voler ripetere ed imitare era un po’ debole.

Aveva imparato a prendere per mano e a portare l’adulto dove voleva e  se desiderava avere un gioco posto in alto ed il non anticiparlo stava diventando difficile.

Inoltre tutto ciò che vedeva voleva in mano, in poche cose faceva scelte precise e tante volte non faceva uso appropriato delle cose, per esempio se vedeva un bicchiere con acqua sul tavolo, lui lo andava a prendere, ma non per bere, ma per svuotarlo a terra; con il cibo faceva lo stesso, guardava interessato mentre i genitori mangiavano qualcosa, ma quando gli veniva offerto la prendeva in mano, la leccava e poi la buttava a terra.

3CARTOLINE: Ho suggerito di creare una cartolina in cucina contenente 3 fotografie, un bicchiere con l’acqua, il latte e del cibo; quando gli veniva offerto una di queste tre cose gli dovevano far vedere la cartolina, indicare e nominare le immagini, per spronarlo ad indicare la sua scelta e a verbalizzarla.

Dopo aver fotografato tutto ciò che li circondava a casa e fuori e la mamma creò diverse cartoline con delle immagini da far vedere e scegliere al bimbo in diversi momenti della giornata:

  • immagini colorate di cibo12
  • di giochi
  • di animali
  • della natura
  • mezzi di trasporto
  • persone che compiono azioni (come bere, dormire, camminare, ridere…ecc)
  • le parti del corpo
  • la famiglia
  • tutto ciò che potesse suscitare interesse dentro e fuori casa.

Per 2-3 mesi è stato “bombardato” da queste immagini statiche ed in movimento, proposte di continuo sotto forma di gioco, meraviglia e commenti insieme, tutto seguito da facce buffe e associando ad ogni cosa e azione suoni onomatopeici.

Le immagini incuriosiscono, velocizzano, sensibilizzano e facilitano alla grande lo stato di apprendimento, imitazione e attenzione…stimolano tanto gesti, azioni e parole.

Oggi il bimbo oltre a riconoscere, indicare per mostrare un suo bisogno e provare a dire a parole le cose che ci circondano e che riconosce in foto, ha cambiato anche visione sul cibo all’improvviso. Quando la mamma cucina prende uno sgabello e vuole reso partecipe a ciò che fa.

“Io cucino e lui mentre mi guarda sgranocchia verdura, frutta”

Ora il bimbo si fa capire in tutti i modi, indica, imita, mostra più attenzione ai giochi, distingue un oggetto da un altro e prova a chiamare a modo suo le cose (sempre però usando le solo vocali contenute in quelle parole), associando il giusto significato ad azioni e oggetti.

I PREREQUISITI: questa famiglia ha fatto il corso online  e tengono sempre aggiornato il “Diario di comunicazione” e la tabella dei prerequisiti comunicativi.

Io ringrazio questa mamma meravigliosa per aver condiviso la sua storia con noi e lei conclude dicendo:

Ho imparato ad accettarlo nelle sue reazioni positive e negative, cerco di stare sempre attenta a non bloccare la sua creatività per come vuole fare le cose lui, altrimenti creiamo in lui la paura di fallire, e quindi meno autostima e il non mostrare il suo modo di essere.

D.ssa Anna Biavati

Logopedista Pediatrica specializzata in ritardi del linguaggio, fonologia, mutismo selettivo e bilinguismo

© Copyright 2018 Insegnami a parlare

#logopedia 

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